Quanto è facile perdere la pazienza con
i figli, soprattutto quando torniamo stremati da lavoro e abbiamo ancora un
infinità di cose da fare, e i nostri figli cominciano a fare i dispettosi e non
ascoltano quello che gli chiediamo. Spesso molti genitori si trovano poi a
strillare come i disperati per farsi ascoltare, ma gli esperti dicono che non
va bene e che questo modo di fare non migliora il rispetto delle regole
tanto meno risolve il problema di farsi ascoltare. Al contrario incide a lungo
andare sul rapporto e sul bambino, negativamente sulla sua stessa autostima.
Il vero segreto sono sempre le regole,
poche e chiare, educazione è un fatto organizzativo. Non si può lasciare
l'educazione al caso. I genitori che non stabiliscono regole chiare sono in
balia dello spontaneismo. Non si tratta di comandi ma di regole
oggettive, procedure stabilite in famiglia per vivere meglio insieme.
Occorre invece pensare a un
modello di educazione dove l'aspetto organizzativo prevalga su quello emotivo, che costruisca una prospettiva efficace e precisa per
mantenersi alla giusta distanza dai propri figli, offrire loro la sicurezza di
cui hanno bisogno ma garantire allo stesso tempo tutta l'autonomia possibile.
La regola deve essere, chiara,
comprensibili, utile alla crescita del piccolo, realistica e adeguata. Cioè il bambino deve essere in grado di attuarla e deve
essere adeguata alla sua età. Un altro aspetto su
cui riflettere è la figura dei genitori, in particolare quella del padre, che
nonostante un po’ eclissato ha invece molta valenza nella crescita e nell’educazione
del bambino.
La figura paterna ha un compito arduo, deve educare al
coraggio di correre dei rischi, ad affrontare difficoltà e pericoli e non far
fare tutto alla mamma o essere iperprotettivo.